Spazio Milano inaugura il 2021 intervistando un’ospite d’eccezione: l’onorevole Irene Tinagli, Presidente della Commissione Problemi Economici e Monetari del Parlamento Europeo.
Insieme a lei, abbiamo continuato il percorso di formazione della nostra associazione, raccogliendo spunti e consigli per renderla efficace nel terreno milanese. Di conseguenza, il focus iniziale si è posizionato sulla nostra città, alla ricerca di capire quale “Spazio” sia disponibile e come sfruttarlo al meglio per essere vicini alla collettività.
Tinagli conferma la grande capacità di Milano di essere un luogo cosmopolita con un’attitudine a far discutere rimanendo nel merito, con occasioni di confronto trasversali senza chiusure ideologiche. Ed essendo una realtà internazionale, Milano ha la possibilità di essere un centro dove portare a dibattito locale delle tematiche di grande livello.
L’onorevole crede che Milano abbia gli anticorpi per reagire al Covid-19 molto meglio di altre realtà grazie alla sua capacità di investire e di creare circoli virtuosi. E le conoscenze che hanno permesso lo sviluppo di Milano negli anni passati non potranno essere cancellate dal Covid-19 ma rimarranno come “know-how” nella costruzione post pandemia che, ad ogni modo, lascerà cicatrici pesanti.
L’attenzione si sposta poi sulle politiche fiscali europee introdotte a seguito della crisi economica legata alla pandemia. La presidente Tinagli, tra gli altri compiti, è stata sia relatrice del progetto InvestEU, che permetterà 400 miliardi di investimenti nei prossimi 7 anni, sia corresponsabile delle modifiche apportate al regolamento della Recovery & Resilience Facility. Tra le battaglie vinte per l’Italia, Tinagli ricorda:
- facilitare investimenti per le PMI.
- facilitare investimenti sociali: non visti più come una spesa ma come un investimento per il futuro. Ad esempio, la costruzione di una rete sociosanitaria efficiente che oltre al servizio permette di creare lavoro.
- Sostenere ricapitalizzazione delle imprese colpite duramente dal Covid-19. Se ciò è visto normalmente come aiuto di stato, esistono delle realtà in cui le difficoltà sono esogene al controllo dell’imprenditore; di conseguenza, prestiti ed investimenti e sostenimento di capitale sono necessari in tali situazioni. Se però alcuni stati possono aiutare le imprese, altri non ci riescono. Per questo servono degli aiuti europei per evitare la distruzione di realtà economiche importanti e sane che però non possono ricevere aiuti dal proprio stato per la debolezza di quest’ultimo. Se ciò succedesse, si creerebbero squilibri irreparabili di sviluppo tra nazioni e questo bisogna evitarlo.
- Possibilità di usare parte del fondo recovery per InvestEU.
- Aumento dell’anticipo del recovery fund del 30% (tra i 7 e i 10 miliardi aggiuntivi).
- Rendere vincoli recovery meno forti: non solo riforme strutturali.
Si apre poi la seconda parte del dibattitto lasciando Spazio alle domande dal pubblico.
Alla domanda sulla possibilità di riformare l’architettura istituzionale della UE, l’onorevole Tinagli risponde che, in effetti, essa sia un ostacolo nel velocizzare il processo decisionale anche se, nonostante i tempi ristretti, il buon senso di accelerare i tempi sull’approvazione del Recovery ha prevalso. Ad ogni modo, i tempi non sono maturi per un’Europa federale, anche se alcuni passi avanti si stanno facendo: il coordinamento comune sulla fornitura per i vaccini è stata una vittoria importante.
All’interrogativo se la reputazione dell’Italia possa essere messa a dura prova dalla crisi politica interna, Tinagli risponde che l’Europa guarda sempre con apprensione la stabilità dei governi affinché si possa agire con efficacia nell’attuazione delle politiche. Sono stati commessi errori di sottovalutazione della dimensione politica del piano e della difficoltà di mettere d’accordo una compagine di governo molto variegata. La speranza è che l’esecutivo si ricomponga per trovare un accordo efficace.
Per quanto riguarda l’utilizzo del recovery per i comuni, spetterà a Roma decidere come eventualmente allocare le risorse su delle priorità specifiche (regioni, comuni…). Esistono comunque parallelamente i fondi di coesione europei da allocare ai comuni stessi.
Alla perplessità che l’Italia stia perdendo un ruolo fondamentale nell’impianto UE, in favore di Germania e Francia, Tinagli risponde che non sia bello vedere talvolta l’Italia ai margini anche se l’asse franco-tedesco è sempre stato storicamente forte. E questo non sempre è negativo: esso ha aiutato l’approvazione del recovery fund. Sul futuro, dipenderà anche l’azione dell’Italia stessa: se essa riuscirà ad essere più stabile, potrà tornare più centrale.
Alla domanda su come applicare una fiscalità comune in Europa, l’onorevole risponde che non sarà facile ottenerla nel breve periodo. Ciò richiederebbe la revisione dei trattati e meno indipendenza fiscale agli stati. Quello che si può fare, però, è combattere gli abusi e le frodi derivate da sistemi fiscali diversi, avere più trasparenza, lavorare per una base comune per le imposte. Importante è sia creare un vero budget europeo per creare delle voci fiscali europee molto mirate anche per ripagare il debito comune nei prossimi anni sia lavorare su regole comunitarie per evitare i dumping fiscali che portano ad una concorrenza sleale.
La serata si conclude, ma Spazio Milano invita tutti voi al prossimo appuntamento con l’ospite Marco Simoni: economista e Presidente Fondazione Human Technopole, il nuovo distretto dell’Innovazione che trasformerà Milano in capitale della scienze della vita.
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Roberto Biondini