PAROLE

Riflessioni personali di Gianvito Tumbarello

Ieri si è svolto il primo giorno del valzer delle consultazioni con tutti gli occhi puntati sulle possibili mosse di Renzi. Ancora una volta risulta essere lui al centro della scena: vuoi per egocentrismo, vuoi soprattutto per l’incapacità delle altre forze politiche della maggioranza, Partito Democratico in primis, di assumere ed esercitare un ruolo di protagonista, impostando e coordinando l’azione forte della sua storia e della sua esperienza.

Nulla di tutto ciò è avvenuto. Il PD ha preferito adottare una strategia considerata agli occhi dei più autolesionista, concentrandosi nel combattere ed isolare Renzi – l’atavico nemico – perdendo di vista la visione d’insieme: l’inconsistenza di una maggioranza senza Italia Viva. La ricerca spasmodica e imbarazzante di “responsabili”, nuovi cortigiani e adulatori offertisi al migliore offerente che ha impietosamente negato dignità al Parlamento ridotto ormai a mero suk, è cronaca dei giorni scorsi.

Dall’altro lato, il Movimento 5 Stelle è rimasto sornione, assumendo un atteggiamento da spettatore e non da attore protagonista, limitandosi di tanto in tanto a rilanciare l’azione del Pd contro Renzi senza mai veramente entrare in partita.

Di fronte allo scenario configuratosi Renzi, al termine del colloquio con il Presidente Mattarella, forte della sua apertura del gioco ha rilanciato il “parole”, passando così la mano e lasciando alle altre forze di maggioranza la decisione sul tipo di gioco da adottare, senza tirarsi fuori dalla partita e senza scoprire ancora le sue carte.

Il M5S, che in un primo momento è rimasto attendista, oggi dovrà inevitabilmente esporsi e avrà in mano due possibilità: potrà vedere le carte di Renzi, aprendo a un incarico esplorativo a una figura terza, o rilanciare facendo precipitare la situazione verso scenari non facilmente prevedibili. Qualunque sia la mossa che deciderà di giocare, non v’è dubbio alcuno che minerà in maniera inesorabile la stabilità e l’integrità del gruppo. Ma quanto questa porti all’extrema ratio dello scioglimento del Parlamento e delle elezioni dipenderà dalla reale propensione al rischio dei parlamentari.

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