La giustizia è uno dei settori chiave del Paese e fondamentale per la tenuta sociale. Tuttavia, rimane un settore drammaticamente influenzato dalla percezione che il popolo ha della sua funzione, che nasce dalle profondità dell’animo umano e trova conferma nel nome che è dato alla branca primogenita del diritto: PENALE, che ha che fare con la PENA, una sofferenza inflitta con lo scopo di punire. Umanamente la giustizia nasce per questo. La giustizia umanamente si nutre di rabbia, di vendetta, e quando non trova un colpevole si sfoga su un capro espiatorio.
Nei secoli, con enormi difficoltà siamo arrivati a cogliere l’erroneità di questo modello. Abbiamo capito che la giustizia penale non poteva essere affidata ai cittadini ma allo Stato, che non poteva basarsi sul sospetto ma sulla prova, che non poteva esistere solo per punire ma anche per rieducare, che non doveva mai essere strumento di oppressione di onesti cittadini.
Nonostante ciò, oggi siamo tristemente alle prese con una battaglia per non retrocedere, per non tornare indietro. Una battaglia che ci porterà a rispondere alla domanda: “che società preferisci?” Una società che non vuole correre il rischio di incarcerare un innocente, al costo di lasciare un delinquente in libertà? O una società che pur di dare un nome e un volto a un colpevole, corre il rischio di incarcerare un innocente (e giocoforza di mantenere il delinquente in libertà)?”. Chi sceglie con la testa, di solito sposa il primo modello. Chi si abbandona al desiderio di vendetta, invece, opta per il secondo.
Io scelgo una società che si assicura di non incarcerare un innocente e accetta il rischio di tenere libero il colpevole, non foss’altro perché il colpevole resterebbe comunque libero se al suo posto fosse incarcerato un innocente. Per questo voto SÌ a tutti i quesiti, senza pensieri!
Ebbene, sul primo quesito, la Legge Severino, non ho dubbi!
Pio La Torre, padre dell’art. 416bis del codice penale, che ha messo in ginocchio la mafia e fornito l’assist a Falcone, con la Severino di oggi, sarebbe un infame incandidabile. Sì, un uomo che ha pagato con la vita il suo eroismo politico verrebbe considerato uno scarto da tenere ben lontano dalla cosa pubblica. Aveva subito una condanna a 2 anni e 2 mesi per resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice piangerebbe ad applicarli la Severino, ma “anche se piangevano con te, la legge non può cambiare”.
Votando sì l’incandidabilità e la decadenza diventerebbero a discrezione del giudice. Paura della discrezionalità? Eppure ad oggi con la sanzione accessoria dell’interruzione dai pubblici uffici abbiamo allontanato qualsiasi corrotto dalla politica, il vuoto generato da Tangentopoli lo dimostra, Cuffaro incandidabile perché pizzicato per mafia ci conferma che è ancora così (Cuffaro non ha la Severino ma è comunque soggetto all’interdizione).
Senza contare che la sospensione di 18 mesi, per i non parlamentari, dopo il solo giudizio di primo grado non ha portato a nessun risultato positivo, e ad un 100% di sospesi riammessi e poi assolti (De Magistris docet, la sua Napoli immobile per 18 mesi, invece, piange). Votando Sì, la decadenza e incandidabilità non saranno automatiche ma discrezionali, non sarà più possibile fermare un amministratore prima che si sia difeso in giudizio.
Sulla custodia cautelare, quesito 2, ancora meno dubbi! Il 50% dei processati in primo grado è assolto, se contiamo coloro che ancor prima di essere assolti non vengono rinviati a giudizio, o ancora prima vengono archiviati, capiamo che i PM sbagliano più di una volta su due.
Ebbene, allora far sì che le porte del carcere si aprano solo dopo un processo completo è una salvezza! Chissà cosa accadrebbe se tutti entrassero in carcere prima della condanna! Più di metà dei detenuti sarebbero innocenti.
Per questo la cautelare deve essere un’eccezione, e invece…1 detenuto su 3 è in carcere in attesa di giudizio (1 su 3 non è per nulla un’eccezione), e infatti, data una mole così ampia di cautelari, il livello delle ingiuste detenzione è drammatico! Da 30 anni, ogni 8 ore una persona innocente viene inghiottita nel buio, vi rimane per anni, perde la moglie, non vede crescere i figli, resta senza lavoro e farà fatica a ritrovarlo e viene privato della dignità. E questo succede ogni 8 ore. Stamattina ne verrà incarcerato uno, oggi pomeriggio ne sarà preso un altro ed infine questa sera qualcun altro ancora farà la sua ultima cena in famiglia per poi intraprendere un viaggio nelle tenebre lungo anni.
Ma attenzione, non si abroga la cautelare tout court, ma solo per i reati meno gravi e solo per il pericolo di reiterazione del reato, è per questa tipologia che le ingiuste detenzione volano.
Sui quesiti 3, 4 e 5, altri 3 sì.
Sono dirimenti? No. Sono panacea di tutti i mali? No. Tuttavia, in parte rispondono ancora alla domanda: “che società vuoi?”. Perché è chiaro che se dai uno spogliatoio a ciascuna squadra, ma nello spogliatoio della squadra dei PM ci metti anche l’arbitro (il giudice) la partita avrà buone possibilità di essere falsata, no? E quindi certamente, data questa condizione, sarà più facile condannare che assolvere e quindi incarcerare un innocente (lasciando così in libertà il colpevole) piuttosto che lasciare andare un colpevole (senza altri effetti collaterali). Votando sì a questo quesito, non sarà più possibile cambiare ruolo diventare arbitro dei tuoi ex compagni di squadra.
Se poi si pensa che nonostante i ritardi, gli errori giudiziari pluriquotidiani, la valutazione che la magistratura dà a se stessa è 99 volte su 100 col pollice verso l’alto…possiamo quindi pensare che forse, se qualche PM che non ne imbrocca una subisse una qualche valutazione esterna, magari non entusiastica, probabilmente ci penserebbe due volte prima di chiedere una condanna; no? Votando sì a questo quesito, consentirai ad avvocati e luminari del diritto di esprimere il loro voto (oggi partecipano ed esprimono un parere non vincolante).
E infine, il SÌ più forte di tutti, nonostante la bassa incisività. Non serve discuterne, si sa, è noto a tutti: in magistratura si avanza per correnti, non per meriti. Falcone fu bocciato dai magistrati del CSM perché non apparteneva a una corrente, non divenne mai il capo della procura di Palermo. Serve altro? Se ogni magistrato che si candida al CSM ha bisogno di 25 firme, è chiaro che ha bisogno di appartenere a una corrente che gli metta le firme. Votando sì queste firme non serviranno più, ci si candiderà e basta, senza dover baciare la terra dove passa il capo-bastone di turno. Un piccolo passo verso il merito e la competenza, nonché un passo più lontano dal corporativismo.
di Andrea Bonetti