Caduta di un populista

Fin dai tempi del suo fantasioso curriculum – riportante fantomatiche attività americane – non sono mai stato un fan di Giuseppe Conte.

Nato come potenziale Ministro della Pubblica Amministrazione in un monocolore a guida Di Maio (secondo per improbabilità solo alla candidatura di Trump alla guida dei Democratici), il Professor Conte era stato selezionato dai due Vice Premier-Super Premier-Co\Premier Di Maio e Salvini in qualità di elegante Signor Nessuno. E la sua mission era quella di rimanerci, un Signor Nessuno, perché i due astri nascenti del nazional-populismo non andavano disturbati e avrebbero dovuto vivere nei propri uffici, sui profili Instagram, la loro fulgida esperienza di governo (quella del Ministro degli Interni con la giacca della Polizia e del Ministro del Lavoro\Sviluppo Economico sul balcone a festeggiare l’abolizione della povertà).


Presentatosi come l’Avvocato del Popolo – espressione atroce perché presuppone che il popolo sia imputato – comprese subito di essere una comparsa, come quando non si presentò al Consiglio dei Ministri perché studiava inglese per un esame da docente.
Un brivido di notorietà lo ebbe entrando nella Sala Ovale di The Donald – circondato da bandiere militari – quando lo “statista” newyorkese, leader maximo del populismo mondiale, lo ribattezzò affettuosamente “Giuseppi”, restituendoci la serenità di comprendere che alla NATO, quantomeno, sapevano che esistesse.


Giuseppi era un Premier in naftalina, sereno fra un esame e una visita di Stato, quando Salvini – impugnato un drink di troppo – dichiarò finito il Governo e pensò che saremmo andati a votare.
Mossa suicida che – in quell’agosto del 2019 in Senato – rese l’Avvocato del Popolo un Leader transfugo, come dice lui un Federatore, che ridiede slancio a un PD rottamato dopo il voto del 2018, a un Renzi ai margini che fece il proprio gruppo e ai 5Stelle che passarono dal non allearsi con nessuno all’andare con tutti, così determinando la nascita del Governo Giallo-Verde (eccezionale la capacità di essere Leader del governo più a destra d’Europa prima di porsi alla guida dei “progressisti). L’esperienza ha avuto poche luci e tante ombre.


Dallo strapotere di Arcuri commissario a tutto, ai generali russi in Italia a far non si sa cosa. Gli stati generali del giugno 2020 e i banchi a rotelle sono storia d’Italia (triste, parecchio).
L’idea che l’Europa abbia messo in comune debito e fondi di solidarietà per una spinta di Giuseppi è come credere che una squadra vinca un campionato con un calciatore con zero presenze: una divertente illusione. Tanto è vero che quando stavano arrivando i soldi, quando erano arrivati i vaccini, quando servivano gli adulti è toccato a Mario Draghi, con buona pace del Dott. Casalino e del Professore pugliese.


Eccolo poi, Giuseppi III: leader dei 5 Stelle. Eccezionale. Litiga con Grillo, attende che un Tribunale lo nomini, subisce lo strappo di Di Maio, raggiunge lo storico risultato del 2% come dato medio alle Amministrative. E così, per provare a sopravvivere, eccolo mettere in crisi Draghi nel modo più ignobile: un DL Aiuti per imprese e famiglie, determinando una crisi di governo in presenza della recrudescenza della pandemia, della guerra in Europa (lui sostanzialmente è il più vicino alle idee di Putin), della crisi energetica e di quella economica.


Ma quindi chi è Conte? Un populista? Un moderato? Di Destra? Di Sinistra? Un filo Putin? Un europeista? Credo nulla di tutto ciò: un becero qualunquista del quale non sentiremo la mancanza e che- forse da adesso non più- da 4 anni tiene ostaggio questo Paese.

di Francesco Ascioti

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