The Draghi Effect… ancora lui!

C’era una volta uno stagno, dove vivevano molte rane. Morto il re, un ranocchio saggio ma ormai anziano, Zeus mandò loro un nuovo re, un rametto d’ulivo che le rane spregiativamente chiamarono “travicello”. Capirono subito che l’oggetto inanimato non reagiva, non prendeva posizioni, non dirimeva i contrasti. Insomma, era inutile, e presto alcune tra le rane più sagge si rivolsero a Zeus per chiedere un vero re, una personalità forte, in grado di imporsi ai riottosi e mantenere l’ordine. Zeus non accolse bene la lagnanza delle rane, che lo assillavano da tempo e sempre quando era occupato in faccende più piacevoli. Così decise di risolvere il problema una volta per tutte, e mandò nello stagno un serpente, che appena arrivò fece strage delle rane intorno a lui. Alle rane che puntualmente si rivolsero a Zeus per l’ennesimo lamento, egli rispose che se lo erano meritato, e che la prossima volta si sarebbero accontentate di una soluzione qualunque, anche se debole e inefficace.

Così Esopo,nel VI secolo a.C., riferendosi al tiranno Pisistrato nella favola “Le rane chiedono un re”. Oggi, Mattarella potrebbe essere Zeus, a cui i partiti hanno chiesto almeno tre volte in una legislatura di risolvere il problema del governo. E quando alla fine, esasperato, gli ha mandato Draghi-serpentello (absit iniuria verbis), l’effetto sul sistema dei partiti è stato devastante. Vogliamo controllare?

Primo, l’elezione del Presidente della Repubblica. Il fatto che l’unico candidato plausibile, cioè Draghi stesso, sia uscito subito di scena per veti reciproci e forse perfino per un suo calcolo, ha comportato l’unica altra scelta rimasta, peraltro ottimale: la rielezione di Mattarella. Cioè, una nuova cocente sconfitta per il sistema dei partiti, incapace di sedersi intorno a un tavolo e decidere qualcosa al di sopra delle parti come un presidente della Repubblica. Di nuovo, uno Zeus dai mille poteri, per nostra fortuna capo dello Stato.

Secondo, le elezioni anticipate. Molti si sono chiesti perché Draghi non abbia tirato dritto, accontentandosi dei voti che pure avrebbe avuto in Parlamento anche senza i Cinque Stelle. Mille spiegazioni sono possibili. Resta il fatto inoppugnabile che Draghi-serpentello ha voluto spingere il Paese a elezioni anticipate che potevano avere – come hanno avuto – un solo risultato, quello di far vincere la coalizione di centro-destra.

Terzo, con le elezioni, sono state punite più di tutte le due forze che erano al governo e hanno “tradito”, l’una ritirando la fiducia, l’altra fingendo di non essere mai stata al governo e votando contro di esso: i Cinque Stelle (passati dal 32,7 al 15,5 per cento) e la Lega, passata dal 17,5 (34 alle ultime europee) all’8,8 per cento. Per due partiti che dal primo giorno hanno dato filo da torcere al capo del Governo, una “punizione” scientemente voluta o quanto meno provocata da Draghi-serpentello, visto che tutti i sondaggi avevano ampiamente previsto quei numeri.

Quarto, al governo ci va la Meloni. Quindi, un governo di destra quale non si era mai visto nel nostro Paese, con una donna primo ministro (alla faccia del femminismo bandiera della sinistra), e tuttavia con una probabilissima forte continuità col governo Draghi, soprattutto in economia e politica estera. Ecco un altro Draghi-effect, la creazione di una destra tecno-sovranista, forse perfino accettata dai poteri forti europei e di Oltreoceano.

Quinto, le possibili ulteriori ripercussioni della scelta di andare a elezioni anticipate e quindi a un governo di destra. Vogliamo parlare del presidenzialismo? Con il terzo polo pronto a “vedere” il gioco della destra e a sostenerlo, la modifica della Costituzione è praticamente cosa fatta. E non si può escludere che perfino la sinistra si possa giovare di questo scossone, magari per rifare daccapo un grande contenitore-partito o capire come riconquistare il voto dei deboli, dei giovani, delle classi subalterne. Non un compito da poco. Forse gli toccherà perfino ringraziare Draghi-serpentello…

di Roberto Guardaboschi

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