E se la tecnologia di cui ci serviamo ci stesse rendendo schiavi di narrazioni autocelebrative mentre tutto attorno noi collassa su sé stesso? È questo il messaggio di fondo dell’ultimo libro di Leonardo Caffo – filosofo e professore alla NABA di Milano – dal titolo Velocità di fuga ed edito da Giulio Einaudi. L’autore, con uno stile diretto e che spazia tra esempi di vita vissuta e il pensiero di grandi filosofi, fa luce sulle incoerenze e sulle bugie di una società priva di controllo, destinata a non raggiungere mai quella velocità di fuga necessaria a sfuggire alla propria gravità. E dire che un modo per evitare questo destino esisterebbe anche, e risiede in sei parole. Attesa, Semplicità, Ecologia, Isolamento, Anticipazione e Offlife: tutte qualità che contraddistinguono l’essere umano da altre specie, eppure che quest’ultimo ha ormai dimenticato in favore di ben altre comodità, o come svelerà Caffo, gabbie. Già, perché la tecnologia di cui beneficiamo oggi non fa altro che amplificare l’illusione che non esistano problemi, che tutto sia risolvibile, persino il conflitto tra antropocene e ambiente, ma non è così. In realtà l’iperconnessione, l’infosfera, non sono altro che bolle entro cui vive una narrazione che annichilisce l’essere umano suggerendogli bisogni fittizi e nascondendogli quelli davvero importanti. E qui che Caffo calca maggiormente la penna, cercando un precario equilibrio tra un radicalismo intransigente e le comodità di cui oggi sarebbe difficile fare a meno. Di fatto questo libro si presta a diventare la bussola per una generazione, quella dei millennials, che ha attraversato in prima persona il guado tra due secoli, due mondi oggi privi di parentela. Ed è proprio la selezione di un pubblico così specifico a rendere l’argomentazione di Caffo convincente, poiché radicata su un’esperienza comune a un’intera platea di potenziali lettori e difficilmente attaccabile. L’unico neo del libro riguarda la sua costruzione narrativa, forse troppo dispersiva, perché concentrata a far parlare la vita filosofo invece del suo verbo. Tuttavia, chiunque si domandi se esista un modo per salvare il mondo, o recuperare ciò che la digitalizzazione ha cancellato, troverà nell’opera di Caffo un utile alleato, nonché una fonte di contronarrazioni utili a immaginare il mondo di domani: inevitabilmente diverso rispetto al presente, più vicino al passato e assai lontano da quel futuro ben raccontato dalla serie Black Mirror.
di Claudio Dolci