Esagerato? Che cosa potrebbe spingere i candidati di centro e di sinistra a coalizzarsi scegliendo uno di loro come candidato unico contro Fontana, candidato unico della destra? Che cosa ne direbbe il cittadino medio lombardo se sapesse che dal suo voto potrebbe dipendere la salvezza della prospettiva di integrazione europea?
Seguiamo il filo logico. Primo capo del filo: il valore del voto lombardo. Non c’è dubbio, secondo molti osservatori, e per più di una ragione, che se la Lega perdesse la Lombardia il governo a Roma potrebbe cadere. E se cadesse, non ci sarebbe un’alternativa pronta e si dovrebbe tornare alle urne, con una destra divisa.
L’altro capo del filo: il governo Meloni come pericolo per l’Europa unita, come tutti gli altri governi sovranisti, ultimo dei quali la Svezia, oggi – incredibile – presidente di turno della UE in questo primo semestre. In particolare, cosa sta facendo il governo italiano “contro” la UE? Sta costruendo un’alleanza strategica con il PPE, i popolari europei, che, anche grazie all’inatteso aiuto della tangentopoli brussellese (il Qatargate), conta i giorni per mandare a quel paese il tradizionale accordo con il PSE, i socialisti europei, per il governo dell’Europa. Non a caso nel Qatargate si punta il dito sul “Socialist Job” più che sul “Italian Job”, spregiativamente parlando dei personaggi coinvolti, tutti italiani o italo-belgi, e tutti socialisti. Tutti corrotti. Salvo che poi, alla fine, le prove non ci siano affatto, e tutto si riduca a una tangentopoli in salsa brussellese, solo per giustificare una “seconda repubblica” a livello europeo. Cioè il definitivo cambio di prospettiva della UE.
Mancano meno di due anni, infatti, alle elezioni europee del 2024, quando si dovrà non solo rinnovare il Parlamento, ma soprattutto l’esecutivo, cioè la Commissione. E la presidente maltese – conservatrice – del Parlamento, Roberta Metsola (che è già diventata la migliore amica di Giorgia Meloni), è in prima linea per sostituire la tedesca Von der Leyen, forte della regola non scritta che vede il candidato di un piccolo Paese (come Malta) naturale successore del presidente di un grande Paese (la Germania).
Cosa avverrebbe con questo cambio di alleanze? La destra al governo in Europa. Cioè, addio a un’Europa federale con poteri sempre maggiori alla Commissione, l’unico organo che può garantire una vera integrazione tra gli Stati membri. E addio, un giorno dopo l’altro, al sostegno ai diritti personali, sociali e umani; se è vero come è vero che due Stati europei hanno già manifestato la loro volontà di reintrodurre la pena di morte nei loro ordinamenti (Ungheria e Polonia), per non parlare del diritto all’aborto e dei diritti LGBT. Se l’Europa non è più la culla dei diritti e del welfare, cosa rimane? Ventisette Stati-nazione pronti a dividersi su tutto, e Dio non voglia nei prossimi anni, farsi la guerra per un motivo o per un altro. Come è già avvenuto nei venti secoli precedenti.
Ecco perché, indebolire o far cadere il governo di destra in Italia potrebbe far fallire o ritardare questo terribile scenario. E salvare, almeno per questa volta, l’Europa come la conosciamo e come l’avevano disegnata i padri fondatori, l’Europa dei diritti e dell’integrazione. Ma è ancora possibile puntare su un candidato unico per la regione Lombardia?
di Raffaele Raja