“Serve un ponte che colleghi istituzioni locali e regionali”

Mauro Orso è un outsider della politica, come lui stesso si definisce. Classe ’86, imprenditore con tanta voglia di fare, la stessa che durante la pandemia lo ha portato a fondare una piattaforma, GliPsicologiOnline.it, attraverso cui erogare sedute di psicoterapia gratuite a chi era confinato in casa per via dei numerosi lockdown. Un progetto imprenditoriale di volontariato che ha erogato 10.000 ore di colloqui gratuiti e che è valso ad Orso l’attenzione dei piani alti di Palazzo Marino, i quali l’hanno voluto, in quota civica, a sostegno della rielezione di Sala. Esperto di comunicazione, grazie a una campagna elettorale giocata molto sui Social, Orso ha conquistato non solo un gran numero di preferenze, ma anche lo scanno di Presidente della commissione Sviluppo Economico e Attività Produttive, Lavoro, Moda e Design di Comune di Milano; tra le cariche della politica meneghina più ambite. Ed oggi ci riprova, rappresentando il mondo civico che ha sostenuto il Sindaco Sala e ora di nuovo da civico, a sostegno della lista “patto civico Majorino Presidente” nel centro-sinistra.

Com’è stato il passaggio dal mondo imprenditoriale a quello politico?

Premetto che continuo col mio lavoro di sempre, ho giusto dovuto strutturarlo in modo diverso, ma grazie ai miei collaboratori riesco a dedicare il tempo necessario al Consiglio Comunale.

Effettivamente, su determinate proposte che provengono dai cittadini, con i quali mi sento costantemente sui Social, emergono piccole e grandi criticità, un percepito diffuso che poi porto direttamente in Consiglio Comunale. Fondamentalmente trasmetto quella che è la mia esperienza e le mie competenze acquisite in ambito imprenditoriale, da startupper, all’interno di un contesto economico favorevole com’è quello della Lombardia. Ad esempio, ho potuto inserire nel d.u.p. un portale al quale persone e startup possono rivolgersi per trovare tutti i finanziamenti e i bandi possibili per sostenere le proprie idee, in modo tale riattivare quell’ascensore sociale che oggi in Italia si dice bloccato.

E da dove è scaturita la spinta a candidarsi alle Regionali?

Sono stato io a propormi, a seguito di quanto avvenuto nell’ultima seduta di bilancio regionale, quando non si è presentato il numero legale per approvare la proposta di legge per lo psicologo di prossimità. Uno sgarbo enorme nei confronti di tutti i cittadini lombardi e non solo, visto che si è gettata alle ortiche una proposta di legge sicuramente non convincente, ma che dopo un anno e mezzo di gestazione rappresentava quanto meno un primo passo in avanti. Ed essendo io orientato verso la promozione della salute mentale voglio che venga approvata una legge per lo psicologo di base con lo stesso metodo con cui oggi lavora il medico di base. Ovvero, con la possibilità per qualunque cittadino di potersi avvalere di esperto di salute mentale gratuitamente e scegliere se vederlo online o dal vivo. Di fatto, lo psicologo di base deve poter orientare il cittadino verso la terapia più appropriata e trattare la mente esattamente come qualunque altro organo del corpo umano. Così facendo si può creare davvero un impatto positivo sui cittadini lombardi e i problemi che stanno affrontando le famiglie. L’esatto opposto di quanto avvenuto nella seduta di bilancio regionale, dove colpi bassi e giochetti politici hanno impedito a una legge di raggiungere il traguardo dopo un anno e mezzo di lavoro.

La carriera politica d’oggi impone un certo dinamismo, come si concilia questo aspetto col rapporto con gli elettori?

Nel mio caso è possibile avere il doppio mandato e quindi restare esponente dei cittadini milanesi sia in Consiglio Comunale, sia in Regione. Ed una delle ragioni fondamentali per la quale ho scelto la corsa alle Regionali rispetto a quella per il Parlamento è che la Regione svolge un ruolo importantissimo per una città come Milano, e al momento occorre un ponte di collegamento tra questi due enti, che potrei ricoprire in qualità di esponente civico. Ad oggi, vuoi per maggioranze diverse, centro-sinistra in Comune e destra i Regione, ogni volta che si vuole promuovere un’attività ci si scontra sempre con la frase “ah, ma sono competenze regionali… dobbiamo far si che…”. Se invece si potesse contare su un esponente anche all’interno del Consiglio Regionale questo passaggio diventerebbe molto più semplice.

In questo periodo i sondaggi continuano a dare Fontana in testa, quali spiegazioni ti dai?

Il fatto è che dietro a Fontana c’è il brand della destra, che da 28 anni governa in Regione. E per questa tornata elettorale penso sia interessante notare il fatto che brilli di più la luce dei partiti di destra rispetto a quella del loro candidato in Regione, perché è indubbio che il cittadino Lombardo non sia sicuramente contento del Presidente Fontana. La gestione del Covid e della sanità, con quest’ultima accessibile immediatamente solo a chi ha i soldi, è chiara e prepotente. E devo dire che in queste elezioni il distacco dal centro sinistra segnala come questo possa essere l’anno giusto per tentare un reale cambiamento nella gestione della Lombardia, la distanza che ci separa dalla destra non è mai stata così breve.

La scelta di Majorino è stata travagliata, tant’è che ora Pd e Terzo Polo sono divisi. Si poteva agire diversamente?

Premetto che non sono stato coinvolto direttamente nel processo decisionale che ha portato all’indicazione di Majorino, detto questo, l’ho conosciuto e posso assicurare che è una persona sensibile e attenta al territorio. Le sue sono battaglie per la sanità e i trasporti pubblici e a favore della maggioranza dei cittadini, rispetto a quella che è stata la privatizzazione a vantaggio di pochi, e questo mi porta a sostenere la sua candidatura.

Qual è la proposta più divisiva fra Terzo Polo e Pd, ovvero Moratti e Majorino?

Dal punto di vista della comunicazione dicono tutti cose abbastanza simili, più sanità, più trasporti, più sicurezza, insomma, più tutto. La vera differenza è che Fontana e Moratti sono già stati al governo Regionale ed hanno avuto i mezzi per tener fede a quelle promesse che oggi annunciano in campagna elettorale: dire quello che si farà solo ora, quando per anni non si è fatto nulla, pare una presa in giro. Majorino, invece, attraverso le sue scelte, migliorerà davvero le aree tematiche al centro della sua campagna elettorale. E cambiare rotta dopo 28 anni non potrà fare altro che bene ai lombardi, inoltre con Majorino l’accento è sull’aspetto sociale. Per le case, ad esempio, l’idea è quella di sbloccare subito i 15.000 alloggi ad oggi vuoti e creare nuovi poli abitativi delle case popolari in cui confluiscano più categorie sociali, dal lavoratore allo studente. Poi Majorino propone diverse iniziative a sostegno delle minoranze LGTBQ+ ed altri punti che Fontana e Moratti non prendono neppure in considerazione, ed in questo momento occorre essere promotori di una società che amalgami.

Ipotizzando una vittoria di Majorino e una tua elezione in Consiglio Regionale, chi pensi potrà essere il miglior leader in casa Pd?

Mi piace Bonaccini, perché è un governatore che ha amministrato bene e mi piace vedere gente che sul campo ha dato risultati concreti, poiché questo è di buon auspicio affinché si possa estendere anche a livello nazionale.

di Claudio Dolci

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