La società e i politici dovrebbero occuparsi del crescente astensionismo. Fontana? Rappresenta una minoranza dei lombardi

Con Adriana Sara Pozzi, candidata con la lista “Letizia Moratti Presidente” alle elezioni Regionali in Lombardia, proviamo a fare un bilancio di questa esperienza. È la tua prima volta: che bilancio ne fai?

È stata la mia prima volta, una vera e propria avventura in una lista neonata, in una campagna elettorale breve, intensa, sotto traccia, in cui purtroppo molte cose non hanno funzionato come ci saremmo aspettati. Del resto è giusto ricordare che dalla caduta del Governo Draghi è cambiato il mondo a livello politico e tutte le precedenti previsioni o aspettative sono completamente saltate. Anche in una situazione simile per fare un bilancio bisogna confrontare elementi positivi e negativi: fra i primi c’è sicuramente la volontà di creare un nuovo centro e di sperimentare una politica nuova, pronta a lavorare per il concreto raggiungimento degli obiettivi aldilà dello schieramento a destra o a sinistra; l’elemento negativo più evidente è sicuramente la scarsa affluenza alle urne.

Come valuti il tuo risultato personale?

Ad essere sincera, forse perché la prima volta ci si illude sempre, mi aspettavo più preferenze soprattutto in virtù del lavoro fatto sul territorio, le visite, gli incontri e tutte le persone coinvolte nel passaparola. In ogni caso è stata un’esperienza eccezionale, un vero a proprio percorso alla scoperta di elementi della società che sono fondamentali ma spesso poco conosciuti, segmenti della politica e strategie che da cittadini viviamo tanto passivamente quanti inconsapevolmente. E poi le persone! Sembra scontato ma la campagna elettorale è anche una scoperta degli altri e di sé stessi, per me è stato anche un percorso personale.

Secondo te perché circa il 60% degli elettori ha preferito non partecipare al voto?

Credo che le persone siano stanche della solita politica e delle solite promesse non mantenute. La politica è talmente lontana dalla società e dalla quotidianità che molti non sapevano che si sarebbe votato, né per cosa, né chi fossero i candidati. La riflessione più amara riguarda le molte persone che, sebbene informate, sono partite per il weekend, visto il lungo ponte offerto dalla chiusura delle scuole adibite a seggio. Questo atteggiamento implica una considerazione in ordine al fatto che votare, dunque scegliere da chi essere governati, sia percepito unicamente come un diritto, cui rinunciare facilmente in segno di protesta, non più come un dovere civico, in considerazione della nostra storia, di come abbiamo ottenuto il diritto di voto e della responsabilità di ciascuno nella scelta delle persone che ci rappresentano. Credo che tutti, i politici e la società civile, debbano seriamente preoccuparsi di tale crescente disinteresse e del possibile effetto di una deriva democratica. Basti pensare che la guida della Regione rappresenta circa il 20% degli aventi diritto al voto.

 Immagino che ci sia delusione nel risultato della “Lista Moratti Presidente”: e pure avevate fatto fare dei vostri sondaggi riservati, vero? Cosa non ha funzionato?

Certo, la delusione c’è! I nostri sondaggi ci avevano fatto sperare in risultati ben diversi. Purtroppo, nessun sondaggio poteva prevedere una così scarsa affluenza alle urne e questo dato ha sicuramente cambiato le carte in tavola, soprattutto per chi, come noi, puntava a quel 37% di astenuti pensando di recuperarli… e invece la percentuale è aumentata in modo esponenziale.

Dal tuo punto di vista quali sono stati alla fine i criteri che hanno portato gli elettori, quelli che hanno votato, a scegliere il candidato Presidente?

In primis mi sembra innegabile che attualmente la destra abbia il vento in poppa, come era già evidente dopo il voto di settembre. Inoltre, come anticipavo, la campagna elettorale è stata breve e sottotraccia, senza possibilità di confronto fra i candidati per la volontà di Fontana di preservare il proprio vantaggio.  La sua strategia ha sicuramente pagato, ha impedito alla nostra lista di farsi conoscere: il lavoro sul territorio della dott.ssa Moratti, così come degli altri candidati è stato notevole, ma non abbiamo avuto il tempo necessario per farci conoscere in modo capillare, né tanto meno per rafforzare e stabilizzare la nostra presenza nei comuni raggiunti.

C’è stata sinergia fra le due liste con cui “supportavate” la Presidenza di Letizia Moratti?

C’è stata sinergia con particolare riguardo all’organizzazione degli eventi più significativi, purtroppo, e sul punto credo che sia necessaria un po’ di autocritica, avremmo potuto e dovuto lavorare con maggiore compattezza nell’organizzazione di attività quotidiane, come aperitivi e mercati e scambiarci maggiori informazioni.

Pensi che “il costituendo Partito Liberaldemocratico e Riformista” alla fine si farà o il risultato di queste regionali (ma anche di quelle del Lazio) ne segna la fine?

Si è parlato tanto di laboratorio lombardo e mi auguro che il progetto decolli perché sarebbe un peccato disperdere il 10% che abbiamo raggiunto, che dovremmo anzi consolidare per ripartire in modo da proseguire il nostro lavoro sul territorio e dimostrare con i fatti che siamo seriamente intenzionati a cambiare il modo di fare politica. In ogni caso nei prossimi giorni si terranno i primi incontri post voto con la Dott.ssa Moratti e successivamente i nostri “Stati Generali” a San Patrignano, confido molto nella costituzione del nostro nuovo partito.

E questa è una notizia perché alla domanda “se parliamo dello stesso partito del Terzopolo”  Adriana, ormai “navigata politica”, non ha voluto aggiungere altro…

Grazie per la chiacchierata Adriana e buon lavoro!!!

di Edoardo Cagli

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