I gazebo hanno incoronato Elly Schlein segretaria del Partito Democratico, lasciando al palo un Bonaccini che da anni agognava a quella carica. A nulla gli è infatti valso il successo tra gli iscritti, le regole del gioco erano chiare e Schlein è riuscita ad entusiasmare anche chi il Pd non lo vota, ma potrebbe, a patto che cambi rotta. Ed è qui che Giulia Pelucchi, Presidentessa del Municipio 8 di Milano e sin da subito in prima fila a sostegno della mozione di Elly Schlein, ci può aiutare a capire che cosa sia successo all’interno del Pd e che cosa potrebbe accadere in futuro.
Che interpretazione dai dell’esito delle regionali lombarde e della riconferma di Fontana? Quali errori hanno fatto le opposizioni?
Sin dalle prime battute della campagna elettorale la scelta del Terzo Polo di puntare sul nome di Moratti si è dimostrata fallimentare, come ha poi evidenziato il risultato delle urne. Questo perché Moratti è da tempo, soprattutto in Regione, un nome associato alla destra, prima conosciuta come Sindaca di Milano e poi come assessora. Esiste poi anche il tema della sfiducia da parte dell’elettorato e che si è manifestato con una scarsa partecipazione ed interesse nel comprendere le altre proposte in campo. Infine ha pesato il voto delle politiche a favore di Fratelli d’Italia; pochi, infatti, sanno davvero a che cosa serva il voto in Regione e quelli che si sono recati alle urne si sono perlopiù affidati al partito che conoscono e in Lombardia hanno quindi scelto Meloni e non Fontana.
Passando al congresso del Pd. Elly Schlein ha ottenuto il 72% dei consensi a Milano.
È stata la città dov’è stata più votata.
Ti aspettavi questo risultato?
Al Nord, sempre a livello nazionale, confidavo molto nell’esito nelle grandi città, mentre sul Sud ero più perplessa. Detto questo non mi aspettavo un risultato così forte a Milano, perché con Bonaccini c’erano nomi di peso, come ad esempio quello di Maran.
Qual è il fattore che ha premiato di più Schlein?
Da sempre Milano è la città che anticipa la volontà di cambiamento, la stessa che poi si manifesta anche a livello nazionale. Milano inoltre è una città che non ha paura di cambiare, molto giovane e in prima linea su battaglie come quelle per le donne e dei diritti. Tutti elementi che hanno giocato a favore di Schlein.
Parlando delle iniziative a sostegno di Schlein, quali sono state quelle che hanno funzionato meglio?
Al di là dei due appuntamenti in cui Elly è venuta a Milano, il 15 gennaio e il 24 di febbraio, dove ha portato con sé personalità fuori dai soliti giri milanesi, noi abbiamo realizzato tre incontri che avevano l’obiettivo di presentare e spiegare le sue battaglie. Ce n’è stato uno sul femminismo, un altro sull’ambiente ed infine uno sul tema del lavoro. Abbiamo concentrato gli sforzi su incontri tematici che fossero in grado di raccontare al grande pubblico gli obiettivi della mozione Schlein.
Eppure, nonostante il suo risultato, c’è chi sin da subito ha mormorato che in realtà quella di Elly sia una vittoria di Franceschini…
Questa è la ben nota tendenza a voler screditare una vittoria quando è una donna a ottenerla e, nel caso di Elly, con essa del potere: ci deve sempre essere dietro una persona che l’ha guidata. Nei confronti di Bonaccini, ad esempio, nessuno ha sollevato mai simili perplessità, chissà perché… Elly dovrà mantenere la barra dritta e proseguire sulla sua strada, dimostrando che esiste una differenza tra l’essere guidati o l’essere appoggiati da qualcuno. Credo che darà le risposte che faranno sì che molti si ricredano.
Che cosa pensi che accadrà ora a Bonaccini, riuscirà ad integrarsi all’interno del progetto di Schlein?
Me lo auguro. A differenza del passato questo è il momento in cui occorre restare uniti e le sue parole, riguardo alla sconfitta, vanno proprio in questa direzione. C’è da sperare che segua ciò che ha detto dopo il voto. Dopo tutto loro hanno già lavorato insieme e dimostrato di saper fare. Ovvio, ci sarà un’inversione dei ruoli, ma possono comunque restare uniti. Francamente non tollero la narrazione secondo cui ora il Pd sarebbe di sinistra, sinistra, sinistra; Elly dovrà essere capace di valorizzare le persone che la sostengono e l’hanno sostenuta, che non appartengono alle sole frange di sinistra del Pd, perché nel dietro le quinte c’è tanto altro. Limitare il suo successo alla voglia di riscatto della sola sinistra non mi pare giusto, perché io per prima non ho quel profilo e so di tanti altri che l’hanno appoggiata pur non provenendo da quell’area. Bisogna accettare l’esistenza di posizioni non collocabili in uno schema binario.
E il Pd milanese come ha digerito la sconfitta di Bonaccini?
La botta c’è tutta, ma spero vi sia la voglia di continuare a lavorare insieme. La cosa migliore che può succedere ora è che anche nella composizione della nuova segreteria Elly tenga conto di tutte le sensibilità che la sua candidatura ha espresso e questo dovrebbe rassicurare chi oggi è preoccupato. Ed a cascata, le sue scelte avranno poi un impatto anche sulle decisioni della segreteria metropolitana e di quella regionale. In entrambi i casi è importante non schiacciarsi su posizioni eccessivamente di area rispetto ai contenuti e al desiderio di cambiamento espresso dalla città di Milano col suo voto.

Concorderai con me che le scelte da prendere sono complesse. Perché se Schlein dovesse optare per profili di rottura rispetto al passato verrebbe accusata di andare troppo a sinistra, mentre se confermasse un “dentro tutti” rischierebbe di apparire troppo in continuità con l’agire di altri dirigenti. Che cosa ci farebbe capire che stiamo assistendo a un cambio di rotta e non di rottura?
La capacità di rinnovare che si esprime con le donne e i giovani che la sostengono: sono loro stessi espressione di queste sensibilità. Se ci sarà un rinnovamento non si ripeteranno le stesse logiche del passato. Occorre che si scelgano donne giovani e persone espressione dei territori, andando oltre le etichette e puntando maggiormente sui contenuti. L’ideale sarebbero persone estranee alle correnti e quindi alla cooptazione di qualcuno attraverso esse. E ce ne sono tante all’interno del Pd.
Prima hai menzionato il tema del lavoro e qualche mese fa parlammo di Flat tax. Tuttavia, se ripenso agli ultimi discorsi di Schlein l’accento è sul contratto a tempo indeterminato e sul ridurre i regimi regressivi; inoltre, ricordo che a suo tempo la Flat tax la introdusse Renzi… Come si riuscirà ad unire utopia e pragmatismo?
Sul tema del lavoro tutti diciamo due cose: la prima è che occorre ridurre il costo del lavoro. La proposta di Elly è di non limitarsi solo a questo aspetto ma di eliminare alla radice i contratti precari, perché se li elimina e parallelamente riduci il costo del lavoro, allora puoi garantire più stabilità al lavoratore e un vantaggio economico all’azienda, perché non pagherà più il doppio rispetto al netto che resta in tasca al dipendente. Sul tema della Flat tax, invece, ne parlai con Elly a suo tempo e gliel’ho sentito dire, occorre affrontare questo tema senza gettare il bambino con l’acqua sporca. Sempre in tema di lavoro, Elly ha fatto la proposta di cambiare lo statuto dei lavoratori, che oggi ha 53 anni, si tratta di un passaggio obbligato perché oggi esistono tantissimi nuovi lavori. Occorre tenere insieme sia il lavoro autonomo, sia quello dipendente, riducendo per entrambi la precarietà e questa la elimini se cancelli ciò che la consente, quindi i contratti precari e continui a parlare anche di Partita Iva.
Tuttavia, per anni, con l’obiettivo di ridurre il costo del lavoro, si è andato proprio espandendo il precariato…
È la sfida su cui ce la giochiamo. Non credo che a fronte di un contratto di lavoro più precario, che quindi costa meno e che consente di licenziare più facilmente, ed un altro, invece, da dipendente, che magari ti costa meno e dove è più complesso licenziare, il datore sia portato a scegliere il primo, quindi è indispensabile il passaggio dell’eliminazione dei contratti precari.
Come leggi le aperture del Terzo Polo nei confronti di Base Riformista?
Loro fanno il loro gioco, credo però che la narrazione secondo cui il partito sia troppo a sinistra non corrisponda all’indirizzo di segreteria di Schlein, che spero riesca a dimostrare presto come nel Pd vi sia spazio per i progressisti e i riformisti. Certo, chi ha ideali molto conservatori e quindi non accetta le posizioni di Elly sugli accordi con la Libia, sul consumo di suolo e sulla cannabis, troverà casa altrove, perché questi sono temi su cui non si può più aspettare.
di Claudio Dolci